5 Cose da Migliorare nella Discografia Italiana

Giugno 21, 2024

Ma in che direzione stiamo andando secondo voi?

No perché l’impressione che ho io è che ci siano gruppi di lavoro che pubblicano 100 canzoni al giorno create con AI, una palese strategia del massimo risultato col minimo sforzo con una ovvia predilezione della quantità a discapito della qualità. Perché lavorare duramente per anni sulla crescita di un talento che si consolidi nel tempo quando posso gettare nella mischia migliaia di canzoni al mese generando streaming che sommati l’uno all’altro mi generino un cospicuo fatturato?

Ma allora che cosa potremmo fare?

Proviamo a fare un po’ di ordine

5 Cose da Migliorare nella Discografia Italiana

5 aree di azione per provare a porre rimedio a questa situazione di stallo creativo che ci sta esponendo a quella che da più parti viene descritta come la peggior generazione creativo-musicale di sempre:

  1. Supporto alle Nuove Proposte

Uno dei principali problemi riscontrati nella discografia italiana è la mancanza di supporto adeguato alle nuove proposte musicali.

Le etichette tendono a investire in artisti già affermati, trascurando i nuovi talenti.

“Dobbiamo creare un ambiente che favorisca l’emergere di nuovi artisti,” afferma Claudio Ferrante, CEO di Artist First. “Investire nei giovani talenti è fondamentale per il rinnovamento del panorama musicale italiano.”

  1. Diversificazione e Inclusione

Il mercato musicale italiano tende a concentrarsi su generi specifici, spesso trascurando la diversità musicale. Questo limita l’accesso a una varietà più ampia di espressioni artistiche.

“È importante abbracciare una maggiore diversità musicale e culturale,” sostiene Paola Zukar, manager di artisti rap come Fabri Fibra e Marracash. “Solo così possiamo arricchire il nostro panorama musicale e renderlo più inclusivo.”

  1. Trasparenza e Remunerazione

La trasparenza nelle pratiche contrattuali e una giusta remunerazione per gli artisti sono temi di grande rilevanza. Molti musicisti lamentano la scarsa trasparenza nelle royalties e nei pagamenti.

“È essenziale garantire una maggiore trasparenza nei contratti e nelle distribuzioni delle royalties,” dichiara Enzo Mazza, CEO di FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana). “Gli artisti devono poter contare su compensi equi per il loro lavoro.”

  1. Promozione della Musica Live

Il settore della musica live è cruciale per il sostentamento degli artisti, ma spesso si scontra con ostacoli burocratici e logistici. Migliorare l’accesso e la gestione degli eventi live è una priorità.

“Rendere più semplice l’organizzazione di concerti e festival è fondamentale,” dice Roberto De Luca, presidente di Live Nation Italia. “Dobbiamo snellire le procedure burocratiche e supportare gli eventi live per far crescere il settore.”

  1. Educazione Musicale

L’educazione musicale è la base per la formazione di un pubblico consapevole e appassionato. Purtroppo, in Italia, l’educazione musicale nelle scuole è spesso carente.

“Investire nell’educazione musicale è investire nel futuro della nostra cultura,” afferma Riccardo Muti, celebre direttore d’orchestra. “Solo attraverso una solida formazione possiamo sperare di avere un pubblico che apprezzi e supporti la musica di qualità.”

E quindi ?

Nulla. I discografici italiani hanno smesso di scommettere sugli artisti e le produzioni “home made” fanno ormai parte del mainstream. A questo ne consegue un vantaggioso e drastico taglio al budget sulla produzione delle canzoni. Il ricambio incessante di giovani artisti ed il loro periodo di attività “a scadenza” si riflette anche nelle pratiche contrattuali delle case discografiche, con le quali i musicisti sono chiamati ad accettare condizioni limitanti e per niente vantaggiose. E poi c’è il ruolo sociale che riveste il musicista o la band: non più figura apprezzata per le proprie qualità artistiche, ma personificazione, agli occhi dei giovani, della scorciatoia per arrivare al successo monetario. Anche il modo di ascoltare e prestare attenzione alla musica è cambiato: le nuove leve, oggi, è come se soffrissero di “deficit dell’attenzione”, incapaci di concentrarsi davvero durante l’ascolto.

Al di là di quelle che possono essere le dinamiche discutibili del music business odierno, bisognerebbe però tener conto del fatto che i grandi della musica a loro tempo furono considerati pionieri e vengono ricordati oggi per essersi differenziati da quanto già esisteva, innovando e sperimentando.  Il nostro disprezzo verso la musica trasuda anche quando si parla di artisti emergenti per i quali non v’è supporto né una adeguata retribuzione. Chi paga per ascoltare una band sconosciuta o non mainstream che sta sperimentando e facendo cose buone? Nessuno, ve lo dico io.

Nessuno.

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