Artisti di spalle: Mogol

Giugno 7, 2022
QUELLA VOLTA CON MOGOL

 

A metà degli anni 2000 ci fu un momento in cui Mogol si era messo in testa che la grande musica popolare dovesse tornare a rifiorire e dunque decise di realizzare un programma tv musicale che desse spazio anche ai giovani (soprattutto quelli usciti dal suo centro europeo di toscolano) e mi chiese di aiutarlo ad avere degli incontri con i maggiori editori radiofonici. Il tour nelle radio con Mogol durò tre giorni nei quali ebbi la possibilità di condividere splendidi momenti arricchiti di aneddoti raccontati da quello che è probabilmente il più grande autore di testi per canzoni in Italia. Un giorno mi telefonò e mi chiese di raggiungerlo per il week end ad Avignano Umbro dove ha sede il Centro Europeo di Toscolano. Quel giorno avrei incontrato Gianmarco Mazzi e in teoria, secondo quello che mi aveva riferito Mogol, avremmo dovuto parlare dell’idea di questo fantomatico programma. Quando arrivai al centro la governante filippina mi disse che il “signor Mogol” stava giocando a pallone e quando raggiunsi il campetto mi accorsi subito che la partita era in corso, ma rimasi stupito nel constatare l’identità dei contendenti di questo 5 contro 5 improvvisato: da una parte Gianmarco Mazzi, Ignazio Larussa, Maurizio Gasparri e due giovani artisti ospiti del centro.

Dall’altra parte 4 ragazzini, probabilmente figli di cotanti padri, oltre a Mogol che giocava in porta. In quel periodo io giochicchiavo a calcio a cinque a livello agonistico ed ero abbastanza in forma, per cui fu piuttosto semplice riportare in parità il risultato con due gol in due minuti. Ad un tratto Mogol mi si avvicinò a metà campo con la sua tipica flemma e con voce nasale mi disse: “mmm … forse è meglio se ora giochi un poco in difesa senza andare all’attacco, non vorrei che gli avversari si stranissero…”. Al termine della partita andammo a pranzo insieme a tutta la ricca delegazione di AN con tanto di mogli e figli al seguito. Nel momento del caffè, mentre le mogli sproloquiavano tra loro su Storace e Fini, “noi uomini” ci ritirammo nella sala tv per assistere al match di calcio che avrebbe deciso le sorti di quel campionato: Milan-Juventus. Era l’8 maggio 2005 e dopo nemmeno un quarto d’ora che era iniziata la partita, Trezeguet aveva già segnato, ma a parte il sottoscritto, tutti si erano già lasciati andare al dolce trastullio della pennichella pomeridiana. Io me ne stavo sul divano con le mani conserte sulle ginocchia ed avevo alla mia destra Gasparri che russava, alla mia sinistra Larussa con la testa rivolta all’indietro sullo schienale della poltrona e Mogol che poggiava il capo sulla spalla possente di un notevolmente appisolato Mazzi. Pervaso da un senso di vuoto interiore, ci fu un momento di lucidità che mi permise di domandarmi che cazzo ci stessi a fare lì su quel divano e così in maniera repentina decisi di alzarmi quatto quatto, passai dalla cucina, scrissi un breve messaggio di commiato indirizzato a Mogol, ma da quel giorno lui non si fece mai più vivo con me.

 

A cura di
Marco Stanzani

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