Questa notizia ci pone di fronte alla domanda ricorrente: CERTIFICATO? E PER COSA?
SFERA EBBASTA ha collezionato fino ad oggi oltre 13 milioni di copie certificate, di cui circa 880mila per i suoi 4 album, mentre tutto il resto gli arriva dalle innumerevoli collaborazioni.
Considerando infatti che Sfera ha registrato featuring con oltre 60 artisti, si farebbe prima a dire con chi non ha ancora cantato.
Ma da dove arrivano queste certificazioni FIMI? Ovviamente dagli ascolti delle tracce (per la metà insieme ad altri artisti), non certo dalle vendite.
Proviamo a capirci di più di questa storia
Per tutti Gionata Boschetti da Cinisello Balsamo, in arte Sfera Ebbasta, ha cambiato una certa grammatica del successo hip hop italiano, facendo certamente della normalità qualcosa di assurdamente complicato. Che piaccia o no (e a me in tutta franchezza non piace gran che) la sua figura dirompente ha aperto una strada traducendo in immagini una identità musicale che fino ad allora era risultata piuttosto lontana dal contesto italiano.
13 milioni di copie certificate (per lo più grazie agli streaming, non certo alle vendite di dischi, è vero) sono comunque numeri davvero spaventosi che hanno unito a raccolta tantissimi altri esponenti della stessa scena. Dopo l’esplosione del genere nel 2016, questa scena ha raggiunto latitudini estreme di ascolto, pubblici inarrivabili e Sfera ha persino tenuto concerti all’estero sold out.
Una specie di rivoluzione copernicana che per affermarsi si è fatta beffe dello stigma dell’ascolto digitale e di un pubblico giovanissimo.
Una musica che a volte mi ha fatto rabbrividire per i messaggi espliciti lanciati e che non nascondo di avere più volte deriso per totale assenza di responsabilità morale, come se l’educazione personale del pubblico dovesse provenire dalla lettura in pubblico di un testo musicale.
Sfera e i suoi seguaci hanno dovuto muoversi prevalentemente in un contesto di forte ribellione musicale, lavorando, contribuendo al richiamo della sua figura con provocazioni che hanno polarizzato il pubblico, facendo l’occhiolino alle novità musicali senza dimenticarci di quella redenzione creativa che proiettò a suo tempo Sfera sugli schermi di Times Square.
«Gli stereotipi non sono totalmente distaccati dalla realtà, c’è un motivo per cui ci dicono certe cose. Io – confessò Sfera a Rtl 102.5 – parlando inglese gesticolo ancora di più perché ciò che non riesco a far capire con le parole devo farlo capire con i gesti. Ogni Paese ha i suoi cliché, e magari non sono neanche negativi».
Quindi, l’obiettivo del bravo ragazzo cresciuto in un brutto quartiere sembra raggiunto. Ed è indubbio che Sfera con questo record si sia guadagnato un posto nella storia della musica italiana, anche se molti magari faranno fatica a capacitarsene. A cominciare da me.