Quando Linus, voce autorevole del panorama musicale e conduttore iconico, afferma che “i cantanti di oggi sono più attenti a come vestirsi e sempre meno alle canzoni”, non sta solo lanciando una provocazione, ma tocca un nervo scoperto dell’industria musicale contemporanea.
È davvero così?
Gli artisti moderni hanno perso interesse per la musica in favore di look impeccabili e una presenza perfetta sui social? Oppure, come in ogni epoca, stiamo osservando un cambio di paradigma inevitabile?
Quand’è che l’immagine prevale sulla musica?
Non possiamo negare che l’immagine abbia assunto un ruolo predominante nel mondo della musica. Da sempre il look è stato parte dell’identità di un artista: basti pensare a David Bowie e ai suoi trasformismi rivoluzionari o a Madonna, che con ogni nuova era stilistica reinventava la sua carriera. Ma oggi la bilancia sembra pendere drasticamente verso l’apparenza.
Con l’avvento dei social e delle piattaforme visive come Instagram e TikTok, l’estetica è diventata il primo biglietto da visita per un artista. È più probabile che un video con un look accattivante diventi virale piuttosto che una canzone dal testo profondo. Il tempo di attenzione ridotto del pubblico spinge molti artisti a investire più su un’immagine “Instagrammabile” piuttosto che una melodia memorabile. Come diceva Marshall McLuhan: “Il medium è il messaggio.”
E oggi mi sa che il medium sia l’outfit.
Il problema è che dietro questa evoluzione c’è sempre la fantomatica pressione esercitata dagli algoritmi delle piattaforme di streaming e dai numeri. Per restare visibili, gli artisti devono continuamente generare contenuti, sia musicali che visivi. E, diciamocelo, un outfit iconico è più immediato di una canzone che richiede ascolto e riflessione.
Questo scenario ha però generato una domanda: stiamo assistendo a un abbassamento della qualità musicale in favore della velocità e della quantità? Il più famoso dei producer Rick Rubin dice: “La musica oggi è intrattenimento mordi e fuggi. Non si creano più brani per durare, ma per essere consumati e scartati.”
Ma attenzione: non tutti gli artisti si sono arresi alla dittatura dell’immagine. Esistono ancora cantautori e musicisti che mettono la loro arte al primo posto. Si tratta spesso di figure che lavorano nell’ombra, lontano dai riflettori dei social, ma che continuano a produrre opere che pongono la musica al centro della scena.
Non voglio fare nome, ma esistono artisti i quali dimostrano che c’è ancora spazio per chi fa della qualità musicale la sua bandiera. Nonostante ciò questi artisti non sempre hanno la visibilità che meriterebbero, soffocati come sono dal rumore di fondo generato dalle hit fatte su misura per le playlist.
Quindi forse Linus ha ragione: molti artisti sembrano più concentrati su come apparire anziché su cosa cantare. Ma questa non è una novità. Ogni epoca ha avuto i suoi interpreti più “attenti al vestito” e quelli “attenti alla sostanza”. Forse oggi, con i social, questo squilibrio è più evidente, ma non significa che la musica stia scomparendo. Piuttosto, sta cambiando forma.
Come in ogni mercato, sopravvive chi si adatta: se oggi la moda, il branding personale e i social sono parte del gioco, allora gli artisti devono saperli usare. La sfida è non dimenticare che il centro di tutto resta sempre la musica.
Perché, come diceva Lou Reed: “La musica è il mio rifugio. Non importa cosa accade, è sempre lì, come un vecchio amico.”