Quella appena trascorsa è stata la miglior settimana musicale da quando è iniziato questo 2020 così disgraziato.
Ha preso il via X Factor con un parterre di giudici rinnovato, e fortunatamente al momento nessuna cresta arancione che insegua miti whiteyhoustoniani è stata avvistata.
Qualche caso sociale che aiuti a spezzare i cuori c’è stato, è vero, ma nel complesso, tra echi pseudo indie e momenti rappati da arresti domiciliari (o quasi), ciò che ha sdilinquito la giuria, ed anche un po’ noi a casa, è stata una ragazza dai capelli verdi ed un nome d’arte piuttosto rischiosetto, “Casadilego”, sul quale i più esacerbati haters vedrete non tarderanno ad accanirsi.
E insomma “Casadilego” (nome ispirato dalla “Lego House” di Ed Sheeran), al secolo Elica Coclite di 17 anni, ha portato “A Case of You” di Joni Mitchell e tutto d’un tratto il nuovo studio vuoto di X Factor, inondato dalle lacrime di commozione di Manuel Agnelli, ci ha inaspettatamente fatto capire che “l’inseguimento del bello”, per quanto concetto opinabile, è ancora possibile.
Io sono sempre dell’idea di quanto i talent creino per lo più artisti stagionali “da vendere” per una estate finché non parte la nuova stagione del programma, e di chi c’era nella edizione precedente purtroppo ne rimarrà solo un ricordo aleatorio. Piuttosto che mostrare esercizi di canto su cover più o meno conosciute, io preferirei assistere a talent di gente che se le scrive e se le canta. Mi rendo conto di quanto il mio sogno cozzi immancabilmente con le esigenze autorali dei programmi tv, per questo con Casadilego (mioddddio mi viene da dire sempre un’altra roba), io e gli incorruttibili autori tv, ci siamo incontrati a centrocampo per uno scambio amichevole dei gagliardetti. Casadilego, ci ha messi tutti d’accordo con Joni Mitchell e buonanotte suonatori.
Sarei già stato felice così, se non fosse che il giorno seguente è apparsa sulle piattaforme di streaming, la nuova canzone di Samuele: “Harakiri”.
Sapete che il genio manageriale di Lucio, quello che non hanno mai avuto Vasco e molti altri grandissimi, mi regalò il privilegio di poter contribuire ai lanci dei primi due album di Bersani. Nella prima metà degli anni 90 giravamo io, lui ed il suo primo manager (al quale io volevo molto bene, ma che ora sorriderà dall’alto sentendo questa canzone meravigliosa), tra i festivalbar cecchettiani negli anni in cui emergevano gli 883, i cambi d’abito dietro ai sipari prima di “Chicco e Spillo”, i peluche lanciati sul palco e subito rigettati alle ragazze innamorate dei suoi occhi seminascosti dal maglione di mamma.
Quando ho sentito “Harakiri” ho trattenuto a stento le lacrime ricordando la prima volta che Samuele mi fece ascoltare “Giudizi Universali”, i video girati sulla torre Garisenda a Bologna, il viaggio in treno con Enzo Carella, le decisioni prese di nascosto da Lucio troppo oppressivo e protettivo, “Ferragosto” lenta ed ipnotica gettata in pasto alle radio in estate con pretese da “anti-tormentone”, le versioni punk di Chicco e Spillo concepite col maestro Guarino, l’abbraccio con Vasco in camerino prima di un suo concerto allo stadio, i limoni tirati con le ballerine del Festivalbar a Villa Manin a Udine.
Quella appena passata è stata proprio una bella settimana insomma.
E’ ritornato Samuele. E’ ritornata la Musica.