Ciao Michele, da quando te ne sei andato non passa anno a gennaio che io non pensi a te.
E ogni volta mi viene da ridere a ricordare le alzatacce che facevo per non perdere l’intercity da Bologna a Roma, la metro blu e l’autobus fino al km 20 sulla Tiburtina dove ogni volta mi soffermavo a guardare i vetri della Bmg che io consideravo “Il Ministero della Musica Italiana”. Mi ricordo che salivo le scale e mi sedevo di fronte a Laura e Silvana in religiosa attesa, nella speranza che tu trovassi 5 minuti de dedicarmi. La scuola romana della promozione, con Michele Di Lernia o Danilo Ciotti o Elio Cipri, costituiva per me come un corano assoluto dal quale attingere con voracità. Ma tu eri sopra tutto e tutti. Quando salivo sul treno per tornare a Bologna ero demolito dalla stanchezza ma era tale l’importanza delle cose che avevo appena ascoltato dalla tua voce, che ci rimuginavo sopra per ore e ore e ore e ore.
Io avrei voluto essere come te. Io avrei voluto essere te.
E ti osservavo reinventare carriere grazie ad intuizioni di tour fino ad allora impensabili, e anche se Lucio ti chiamava “Il trucido” tu avevi una parola buona per tutti e nessuno sapeva meglio di te come risolvere con diplomazia ogni intrigo. Perché tu, prima di tutto, eri dalla parte degli artisti. E non esistevano week end o feste comandate. Per te e Silvana esisteva prima di tutto il lavoro.
Ricordo ancora quando tu e “Il Vecchio” Baldazzi mi chiedeste di avviare una collaborazione alla Pressing di Lucio Dalla. Per me fu come se San Pietro e San Paolo fossero scesi in terra per chiedermi di affiancarmi a Dio. Ti sarò sempre grato per questa opportunità. L’estate scorsa ho incontrato Dario, tuo figlio, che ora segue le tue orme con grande passione ed impegno. E’ davvero bravo e puoi essere orgoglioso di lui. Quanto a me, se è vero quel che diceva Lucio ovvero che “la vera forma di intelligenza è sapersi mantenere al passo coi tempi”, beh cerco di fare il massimo per restare “intelligente” il più a lungo possibile.
Ciao Michele, ti saluterò col tipico richiamo di Renzo Cremonini che tu e Lucio usavate per attirare l’attenzione l’uno all’altro in mezzo a una ressa, l’urlo convenzionale col quale uno dei due comunicava all’altro che si era rotto i maroni ed era arrivata l’ora di andarsene:
Gneeeeeeeeeeee ……