HO ANCORA IL CUORE A PEZZI PER LA SCOMPARSA DI MASSIMO COTTO E PATRIZIO ROMANO e solo poche ore fa mi ha raggiunto la notizia della scomparsa di Fausto Pirito.
Magari molti di voi non lo conoscevano, ma per chi ha fatto e fa da tempo il lavoro di comunicatore nel settore della musica, Fausto costituiva un grande punto di riferimento.
Lui non amava essere indicato come “critico”, ma preferiva dire di sé “io mi occupo di cronaca”.
In realtà lui era un sagace ed esperto critico nel vero senso della parola.
Faceva parte di quella che per comodità di tutti viene etichettata “vecchia scuola del giornalismo”, quella Critica con la C maiuscola che ahimé è andata mutando, non in meglio, purtroppo, da quando i social, ma probabilmente prima ancora i blog, sono andati dilagando nel web, dando la possibilità a chiunque abbia frequentato almeno una volta l’opera o abbia assistito a qualche concerto di musica pop o rock, di ergersi a critico, esprimendo opinioni il più delle volte risibili ove quando non offensive non solo verso gli esecutori, ma anche campate in aria dal punto di vista storico musicale e tecnico.
Le bacheche social del melomane che si improvvisa a critico, sono molto seguite ed incoraggiate dai lettori amici che si sdilinquiscono in commenti inneggianti al “pensiero indipendente” o alla “libertà di opinione”. Più sottile il discorso intorno ai blog – per verità di cronaca è doveroso dire che alcuni sono tenuti da persone assai competenti che li arricchiscono con contributi di qualità – che noi uffici stampa nobilitiamo con pass “all areas” in cambio di un annuncio dell’evento e la speranza di una conseguente “recensione” positiva finale.
Io non mi vergogno di confessare quante volte mi sono domandato se sia veramente conveniente concedere a certi giornalisti improvvisati la possibilità di agevolare la pubblicazione di articoli redatti senza alcuna competenza, generalmente iper-aggettivati e senza il necessario bagaglio di conoscenze musicali.
Me lo sono domandato e me lo domando ogni volta che mi ritrovo in pista a promuovere dischi od eventi.
I giornali nel giro di pochi anni hanno di fatto smantellato le pagine culturali, riducendole a inserti settimanali che nel loro “generalismo” preferiscono concentrarsi su tutto tranne che sulla critica, quella critica alla quale sono assegnati spazi sempre più esigui e sempre più spesso sostituiti da una presentazione del concerto in programma.
Ma il compito principale della critica – la sua funzione prima – non dovrebbe essere quello di dar conto dello stato dell’arte con passione, competenza e obiettività?
Una luce viene da quei siti, regolarmente registrati come testate giornalistiche, che hanno di fatto supplito, spesso assai bene, alle sempre più evidenti mancanze dei quotidiani cartacei. Che il presente e il futuro siano online è oramai evidente a tutti, ma da vero boomer quale sono, lasciatemi constatare in libertà come fossero frizzanti i tempi in cui Guccini cantava ne L’avvelenata:
“Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete
Un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete, a sparare cazzate”
Ciao Fausto.
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