Al Festival di Sanremo quest’anno ha vinto una canzone non canticchiabile, pertanto non è giusto considerarla degna di una vittoria al festival.
“Chiamami ancora amoreeeeee”, e poi “Fiumi di Paroleeeeeeeeee tra noiiiii” e ancora “E fa rumoreeeeeeeeeeeee, quiiiiiiii …..” queste si che accidenti erano canzoni vincitrici del Festival, perché ti rimbalzavano nel cervello peggio che il CoccoBello in spiaggia.
Ma quella dei Maneskin io a malapena mi ricordo come si intitola. Loro bravi eh, per carità. Ma non si può mica far vincere una canzone che sembra cantata dai Greta Van Fleet. Escludendo il dato dopato di Fedez-Michelin, doveva vincere la canzone d’ammmore di Ermal mentre Colapesce e Di Martino avrebbero dovuto fare la fine di “Salirò” di Daniele Silvestri, ovvero la parte dei vincitori morali dei quali ci si ricorderà fino a giugno inoltrato, scommettiamo?
Come ogni anno tutti scontenti, solo che, siccome non c’era il pubblico in sala, la cosa non è rimbalzata sui media.
Avremmo dovuto sperare nel lancio degli spartiti dell’orchestra per avere un segnale di moto insurrezionale nei confronti della “demoscopica de che”, invece abbiamo dovuto accontentarci di applaudire la Vanoni che zittiva Fiorello e commiserare la Venier che rimbalzava gli artisti nel suo programma post-sanremese aggrappandosi alla scusa di Papa Francesco.
Eppure nel piattume di un festival appiccicato lì con uno sputo, non tutto è stato da buttare: la serata delle cover per esempio ha messo in mostra cose deliziose: a me personalmente è piaciuta molto la versione di “Quando” di Arisa con Bravi, la voce di Franco Battiato tra Colapesce e Di Martino mi ha distrutto il cuore, ma soprattutto la baraonda scatenata dagli inarrivabili Extraliscio mi ha donato un retrogusto di dolcezza e voglia di vivere.
Ora che scenari si aprono per le prossime edizioni? Il prossimo Direttore Artistico proseguirà sulla strada che fu aperta da Massimo Bonelli in un Primo Maggio di qualche anno fa e seguita come una strambata di Luna Rossa prima da Baglioni e poi da Amadeus? Oppure si tornerà ad un festival di Baudiana memoria, con tanto di totocutugni, albani e cavalli pazzi che minacciano di gettarsi dalla galleria dell’Ariston? Ma, soprattutto, come saprà impadronirsi la musica indipendente di questo carrozzone? Che se caso mai non ve ne foste accorti, quest’anno ha vinto tutto la Sony.
Chiedo l’intervento delle nostre social media manager: a loro e alla loro giovane età l’ardua previsione.
La prima a esprimersi è Giulia Perna:
“Noi facciamo parte di quella generazione a metà, che ha visto il Festival di Sanremo evolversi e cambiare soprattutto negli ultimi anni. Innegabile che Amadeus mai come quest’anno abbia voluto prendere quella fetta di pubblico che probabilmente non aveva mai visto prima il Festival e parlo dei ragazzi di 15/16 anni, quelli che hanno sempre snobbato la kermesse additandola come “troppo vecchia”.
L’età anagrafica dei big in gara si è notevolmente abbassata grazie alla presenza di Random, Fasma, Madame, Fulminacci. Non entro nel merito del talento di questi giovanissimi, mi chiedo però se davvero i numeri sul web (instagram, spotify, tik tok ecc) possano davvero valere l’esperienza di qualche anno sui palchi a suonare. Sicuramente la pandemia non ha aiutato e le carriere di alcuni di loro sono sbocciate grazie ai loro grandi manager o alle loro etichette potentissime, ma pur sempre senza la possibilità di esibirsi dal vivo.
Quindi per l’anno prossimo non so se le cose cambieranno, anche perché le previsioni sul web e quello che ci dicono in tv e sui giornali, parlano di almeno un anno di convivenza ancora con il virus.
Se devo fare un pronostico, auspico che nel 2023 ci possa essere un Festival di Sanremo in cui il direttore artistico, oltre a valutare giovanissimi con i numeri alti sul web, possa anche valutare quei giovanissimi che hanno fatto una carriera di gavetta e sacrifici e quindi meritano di stare nei Big esattamente come i colleghi di quest’anno (esempio: una Giorgieness o lo stesso Wrongonyou).
Per quanto riguarda invece i Giovani, spero che si utilizzi questo tempo di stallo, per fare una reale ricerca di scouting sul web, non solo attraverso le playlist acclamate di Spotify ma anche nel sottobosco dove nascono talenti spesso ignorati”.
La parola ora ad Annalisa Senatore:
L’autotune dà (es. Madame) e l’autotune toglie (es. Fasma). Per sì e per no, meglio mettere in valigia anche il proprio pneumologo di fiducia in vista della settimana sanremese (es. Aiello). Siamo un paese di nostalgici a cui mancano cose preziose ed essenziali, tipo la vicinanza emotiva (es. Coma_Cose) e i concerti dal vivo (es. Extraliscio feat. Davide Toffolo). Infine, i social sono potenti (es. Fedez), ma i talent sono inarrestabili (es. Maneskin). Cosa abbiamo imparato da questa 71esima edizione del Festival di Sanremo? “Tante cose, anzi tantissime”, per parafrasare la coppia di cantautori siciliani che su tutto il territorio nazionale vengono attualmente celebrati come veri vincitori della kermesse.
Un festival diverso da tutte le edizioni precedenti, questo Sanremo, uno spettacolo ideato probabilmente con l’obiettivo di fare da spartiacque tra la musica di ieri e quella di oggi, attingendo finalmente anche e soprattutto dal variegato scenario indipendente ed emergente che spazia dalla trap al pop, dal rap al cantautorato moderno, e che coinvolge – inevitabilmente – fette di pubblico qualitativamente e anagraficamente molto diverse tra loro. Il tutto, forse, al fine di preparare il terreno ad un Festival che somiglierà ad un talent che duri fino alle 2:30 del mattino e che risulti accattivante tanto per l’aspirante fashion blogger quanto per zio Franco.
Le mie previsioni per la prossima edizione?
La conduzione sarà affidata ad Alessandro Cattelan, la scelta artistica si baserà su proposte musicali degne d’ascolto non (soltanto) per i numeri online, ma per qualità, e – si spera! – l’anacronistico regolamento del Festival verrà aggiornato includendo paragrafi e clausole legate all’irreversibile dimensione social della musica odierna.