Cotton Candy Club (IRMA records) è il quinto album degli Sugarpie and the Candymen.
Il quintetto romagnolo “modern swing” è attivo nella scena musicale dal 2008.
Venti i pezzi presentati: diciotto inediti di cui alcuni in lingua inglese, altri in lingua italiana e poi una scelta di cover, rivisitazioni di pezzi che hanno fatto la storia del Rock. In chiusura due bonus track, versioni italiane delle prime due tracce cantate in inglese (“Naviga l’onda” e “A modo mio”).
Sugarpie and the Candymen: il quintetto “modern swing” da festival internazionale
Conosciuti nella scena jazz grazie anche alle partecipazioni di festival internazionali, gli Sugarpie and the Candymen sono perfettamente integrati nel presente e riescono abilmente a portare con sé tracce del passato.
La voce di Lara Ferrari è incantevole; la delicatezza e lo “swing” naturale che ne viene fuori a ogni nota cantata, si sposano perfettamente con la parte musicale, tecnicamente impeccabile.
Nonostante il livello complessivo sia evidentemente alto, l’album dà l’idea di essere leggermente monotono, sia nella sua forma musicale che in quella testuale. Non si può negare, in nessun caso, l’allegra compagnia che Cotton Candy Club può fare quando lo si ascolta.
All’interno di Cotton Candy Club, come già anticipato, varie sono le cover
C’è qui il tentativo di renderle proprie che, anche se non lo si può definire del tutto nullo, “personalizzare” troppo i brani mette troppo in bilico la stabilità dell’opera nel suo complesso.
Le rivisitazioni sono di canzoni iconiche del Rock che si sono susseguite sulla scena musicale per decadi.
“Lithium”, brano celebre dei Nirvana, tra le loro mani assume un arrangiamento interessante ma snatura troppo il movente principale della band icona del grunge di inizio anni ‘90: il disagio interiore e la ribellione alla base di un rifiuto del momento storico in cui questo genere, nonché movimento culturale, nasce.
Era il 1967 quando la band americana The Doors irrompeva alla radio con “Break on Through”; in Cotton Candy Club, gli Sugarpie and the Candymen riescono bene a conservare i richiami del genere bossa nova introdotti dal tastierista dei Doors Ray Manzarek (tratto che poi divenne distintivo nelle loro composizioni).
“You Give Love a Bad Name” non riesce al massimo: un pezzo così potente, uno degli inni del Glam Rock degli anni ‘80 appare troppo snaturato, perdendo il suo originale fascino senza acquisirne di nuovo.
“The Final Countdown” si trova in chiusura dell’album. Il pezzo è anticipato da una voce che simula il conto alla rovescia tipico di un’operazione di lancio. Anche qui si perdono le coordinate che hanno reso la canzone degli Europe celebre però qui, gli Sugarpie and the Candymen riescono, rispetto alla precedenti, a rendere di più: un tocco di sensualità e la semplicità dell’accompagnamento musicale danno a questa traccia una connotazione inaspettatamente delicata e accattivante.
Nella sua totalità, Cotton Candy Club è un album piacevole ma non troppo emozionante o innovativo: l’ascolto scorre tra una “filastrocca” e l’altra decantate da una cantante meravigliosamente dotata e da musicisti fantastici nel loro genere.