Dopo un’estate di ITALODISCHI, DISCOPARADISE, PARAFULMINI e LAMBADE, dopo gli hovistoleichebacialui, sono inaspettatamente le dj producer internazionali a dettare legge!!!
Che i grandi deejay-producer internazionali come Sinclair o Guetta fossero degli habitué delle hit radio non è una novità. Il dato che però in queste settimane salta agli occhi sono le prime posizioni occupate da due dj/producer di sesso femminile: THE BLESSED MADONNA (45 anni – statunitense del Kentucky) e PEGGY GOU (vero nome Kim Min-Ji, sud coreana di 32 anni).
Nulla di strano, dicono i più attenti. Già da alcuni anni i grandi RAVE ed i Festival House o di musica elettronica ingaggiano le più famose dj provenienti da ogni parte del mondo perché, dicono gli organizzatori, le dj portano più ragazze nei dancefloor. E se ci sono più ragazze a ballare, ecco che aumentano in maniera esponenziale anche i componenti dell’altro sesso. Questione di chimica. Le donne vanno più volentieri ai rave dove a mettere i dischi sono le regine della consolle (forse per spirito di emulazione), e il resto viene da sé diciamo.
Ma ora due regine del mixer rivendicano il ruolo che da anni è ricoperto da nomi che per un’ora ad una consolle di Ibiza guadagnano anche oltre 300mila dollari a sera.
THE BLESSED MADONNA in realtà si chiama Marea Stamper e già 7 anni fa Dj Mag l’aveva nominata deejay dell’anno. Nonostante il successo della sua etichetta WE STILL BELIEVE, la cosa che la rese più celebre fu l’ammissione della sua bisessualità di fronte al Presidente Trump che volle riceverla.
Subito sotto di lei tra i brani più programmati la scorsa settimana in Italia, c’è questa canzone che si intitola “(It goes like) Nanana” e non è tanto “l’It goes” quanto piuttosto il “Nanana” che ti fa capire subito che non hai scampo.
Peggy Gou che ha prodotto questa canzone, non è solo una dj, ma è anche una stilista affermata che ha saputo crearsi attorno un indotto legato al merchandising (ai suoi rave vanno a ruba giraffe di peluche) con bandiere della Sud Corea e via così … tutti a ballare con le scarpe in mano.
In realtà non è tutta solo pacchia. Se non si considerano le settorializzazioni della parola “producer” nella lingua italiana, in inglese la parola producer serve ad indicare la persona che guida la direzione artistica delle esecuzioni, influenza la performance in studio coi propri suggerimenti, il proprio gusto e la propria personalità. Il fatto è che però le producer non solo si occupano di direzione artistica (fondamentale nel lavoro discografico), ma si preoccupano anche di realizzare materialmente i brani con la strumentazione elettronica in loro possesso (campionatori, drum machines, software, ecc).
La verità è che per anni ci siamo abituati a vedere uomini girare dischi e spingere bottoni dietro alle consolle che, non appena ci hanno detto dell’esistenza di producer donna, subito abbiamo mostrato la classica espressione di meraviglia e curiosità, di chi insomma non è al corrente che figure come quelle citate poco sopra esistono da anni e sono idolatrate in tutto il mondo.
Quando Rosalia vinse il premio come deejay dell’anno consegnatole da Billboard, rilasciò una dichiarazione che lasciò tutti a bocca aperta:
“Il lavoro di producer si fa nell’ombra e non è molto divertente. 15 ore al giorno per lavorare su un solo suono. E’ un lavoro che viene da amore e ossessione ed è per quello che stai chiusa in una stanza minuscola senza finestre cercando il suono perfetto mentre gli altri invece vivono la loro vita normalmente. Per questo voglio dedicare questo premio a tutte le donne che diventeranno producer, perché non sono la prima e non sarò nemmeno l’ultima”.
E quindi, prime due dj producer, poi a seguire i “tormenti estivi” … e i cantautori? Tranquilli, ora è uscito Ligabue e vedrete che mette tutti a posto lui. O no?