Una band al gran completo, fiati e coriste comprese, per presentare un album «made in Usa». Filippo Perbellini suona stasera «live» a Milano, alle 21.30 al Memo Restaurant Music Club, i brani del suo nuovo disco, uscito questa settimana e intitolato «Almost Midnight» su etichetta Vicari Sound Organization, di proprietà del produttore americano Tommy Vicari, un «pezzo grosso» della discografia «black» che ha lavorato con Prince,
In un panorama contemporaneo dominato dall’elettronica, dall’autotune e dai suoni sintetici, il lavoro del cantante e musicista veronese è un ritorno al classic soul anni ’70-’80, quando i dischi avevano groove, un suono caldo e una dinamica esplosiva. Per renderlo alla perfezione, Filippo ha chiamato sul palco stasera una band formata dal fedele Sam Lorenzini (chitarra), da Paolo Forlini (batteria), Fabrizio Buongiorno (basso) e Paolo Sessa (tastiera); con i cori di Helen Tesfazghi e sua sorella Virginia Perbellini (già a X Factor); e con una sezione fiati formata da Chicco Montissano (sax), Tiziano Bianchi (tromba) e Simone Pederzoli (trombone).
Agli otto brani originali, tra i quali i singoli «Goodbye so long» e «Sexy thing», si affianca una cover di Michael Jackson, una «Billie Jean» molto lenta, un blues da striptease. E la scelta di stravolgere un classico del genere dà anch’essa la misura della convinzione di Fil. «Questo mio album», ammette l’artista veronese classe ’90, «è il frutto di anni di lavoro tra pre-produzione e realizzazione: ho avuto l’onore e la fortuna di collaborare con uno dei più grandi produttori e sound engineer della California e del mondo, Vicari, che mi ha introdotto ai più grandi musicisti della West Coast». Anche per questo i riferimenti sono tutti americani. Anche nei brani più dance, come «Sexy thing» e «Goodbye so long», la qualità musicale è così alta da avvicinarsi agli Steely Dan più che alla disco. Con «Our love story» la voce di Fil è sorniona su un ritmo che potrebbe ispirare Stevie Wonder. Con il brano che dà il titolo all’album Perbellini rallenta e sospira: «Dammi una sola notte… Baciami ma è quasi mezzanotte…Non ho intenzione di lasciarti andare». Si ritorna in pista con «Can’t handle the truth», mentre «Rainbow sky» sta fra Wonder e Donny Hathaway. «Outta here» è un pezzo-killer: lenta, avvolgente, con un ritornello pop compiuto. Un grande album che sarebbe piaciuto ad Amy Winehouse.