(foto: musicattitude.it)
Quando si avvicina il Natale penso sempre a quel dicembre del ’93 nel quale contribuii alla organizzazione di un treno che partisse da Bologna e arrivasse a Roma. Quel treno doveva avere la precedenza su tutti gli altri perché era su quel convoglio che Lucio Dalla avrebbe incontrato i giornalisti e presentato il suo nuovo album intitolato “Henna”. Noi che ci occupavamo della promozione del disco eravamo vestiti come macchinisti dell’800, il nostro viso era sporco di carbone finto e strillavamo di vagone in vagone che a nessuno era concesso fare dirette coi primi prototipi di cellulare dei quali alcuni addetti stampa erano già in possesso.
Sul treno, organizzato come se si stesse girando un sequel di “Assassinio sull’Orient Express”, mettemmo un trio di violinisti tzigani, scelti tra tutti i busker di piazza Maggiore da Lucio stesso, una chiromante, una danzatrice del ventre e …un borseggiatore professionista il quale, arrivati a Roma, restituì due portafogli e tre orologi. Gli chiedemmo come avesse fatto e lui rispose che quello era il suo lavoro, poi scese a Termini e salì in un altro treno con due gendarmi che lo riaccompagnarono al carcere della Dozza.
In uno scompartimento erano appese le cuffie della AKG con le quali si poteva ascoltare il disco. In testa al treno Lucio rispondeva alle domande mentre un salumiere al suo fianco tagliava stalattiti di grana padano che ci piovevano addosso come neve ad ogni sussulto del treno. A fine viaggio Dalla salì su una smart porta-bagagli e fu accompagnato nel bel mezzo della stazione laddove già proveniva il suono dell’intro della canzone “Se io fossi un angelo”. Intanto un palco appeso a cavi d’acciaio scendeva dall’alto portando su di esso una band di musicisti conosciuti che di li a breve avrebbero accompagnato per cinque canzoni indimenticabili Lucio Dalla.Per mezz’ora non entrò e non uscì un treno dalla stazione della capitale, ma ricordo che nessuno trovò il modo di lamentarsi dei ritardi provocati da questo evento che pareva si improvvisato, ma sul quale avevamo lavorato per mesi.
Tornati a Bologna alla sera mi sentivo esausto ma avevo il petto gonfio di orgoglio quasi avvertissi di aver contribuito a scrivere una pagina di storia. Finimmo a mangiare la pizza da Napoleone e quando uscimmo in strada alle due di notte domandai a Lucio perché avesse scelto proprio il treno per promuovere questo disco. Nella mia ingenuità di giovane promoter ed anche un po’ per mettermi in evidenza ai suoi occhi, quella non mi pareva affatto una domanda stupida, ma ora che ci ripenso fu una delle cose più cretine che io potessi chiedere a un genio di tale portata il quale, almeno in quella occasione, ebbe pietà di me e mi rispose: perché il treno diventerà presto il mezzo più affidabile e veloce per spostarsi. Il futuro è un treno che non si ferma mai.
Poi improvvisamente cambiò discorso e mi domandò: «Gara di sputi?». Tirò su col naso e poi lanciò un lumino a sei metri di distanza…