La ridondante abitudine ai soliti #duetti che genera musica discutibile

Giugno 29, 2023
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Prendiamo spunto da questo tweet di Enrico Silvestrin
“Stammerda andrebbe nascosta, invece viene trasmessa.
Fedez è il divulgatore della merda di questo paese.
Già che siete recintati, vi dovrebbero rinchiudere tutti.
Disagiati senza cultura” (Enrico Silvestrin – Twitter)
per disquisire sull’argomento
“La ridondante abitudine ai soliti #duetti che genera musica discutibile”
Recentemente il direttore di un importante network radio, nonché conduttore di uno dei programmi più seguiti in Italia, mi ha confessato di avere la certezza che “si stia vivendo la peggior generazione musicale di sempre”.
E mentre lo diceva gli facevo notare che la sua radio stava programmando un brano interpretato da tre note realtà discografiche nostrane, una canzone molto estiva tant’è che è stata scelta per la sincronizzazione pubblicitaria del più famoso gelato italiano.
Se foste animati dalla curiosità e vi prendeste la briga di andare a controllare sulla pagina Radiodate di @EarOne o @Radiomonitor Airplay, scoprireste che ogni 7 giorni sono circa 180 le canzoni candidate all’airplay radio.
Considerando che una radio/network in media inserisce tre nuove canzoni a settimana, questo fenomeno assumerebbe le sembianze del più classico concorso di 50mila candidati con solo tre posti da assegnare.
Di fronte al gioco della sedia del DUETTO ESTIVO (ma spesso come abbiamo visto potrebbe anche trattarsi di un terzetto), nasce una domanda spontanea: “Cosa ne è della qualità della musica?”
Molti di questi duetti sembrano più mosse di marketing che vere collaborazioni artistiche significative. Artisti famosi si uniscono per generare entusiasmo e guadagni finanziari, ma il risultato spesso delude gli appassionati di musica che preferirebbero contenuti di valore.
Tra questi non posso esimermi dal non riconoscermi, ma pur sapendo di essere parte integrante di questo sistema, ben lungi dal voler sputare nel piatto nel quale mangio da oltre 35 anni, desidero specificare che non si tratta di autoinfliggermi l’etichetta di BOOMER DEL SECOLO, ma solo di esser costretto a dover prendere atto di uno stato delle cose, così come del resto il direttore artistico di cui facevamo menzione poco sopra è obbligato per sua stessa ammissione a programmare certi brani piuttosto che altri per i quali spesso mi ha candidamente confessato frasi del tipo: “stiloso, ma con la radio attuale non saprei dove mettertelo”.
Ogni volta che mi sento raggelare il sangue con frasi del genere, io invece ho ben presente dove me “me lo sta mettendo”.
Perché in effetti qui, signori della Corte, non si tratterebbe di aggrapparsi ai luoghi comuni del “ah la musica degli anni 70 quella si che era vera musica”, e intendiamoci, nemmeno penso che i vecchi Festivalbar di Salvetti fossero tanto meglio di un Tim Summer Hit Festival o di un #lovemi o di un #battiti. in fondo queste manifestazioni estive avevano ieri come oggi l’ambizione di proporre le canzoni che un tempo erano le più selezionate nei juke-box (mioddio) ed ora sono le più “streammate” (occazzo, sono riuscito dirlo) sulle piattaforme come @Spotify o altro.
Magari si potrebbe preferire una conduzione di un tipo anziché quella di un altro, ma non ci piove che le canzoni che hanno diritto a partecipare ai suddetti programmi, sono quelle che già vi prendono parte, e nella metà dei casi, sotto forma di duetto.
“Non è confronto tra ieri e oggi. Per me è tra oggi e oggi” (Enrico Silvestrin – Twitter)
Se il successo non lo si misura più sulla base delle vendite, ma sulla base degli ascolti, allora appare logico che l’avvento delle piattaforme come Spotify generi una OFFERTA ben superiore alla DOMANDA, con conseguente morte del concetto di album a favore di una pubblicazione di un brano ogni 40 giorni al massimo e la nascita di elementi i quali, senza passare dal via (o da un conservatorio), si qualificano come ARTISTI.
In questa giungla del quotidiano una chiave per la sopravvivenza è il concetto sempre di moda dell’UNIONE CHE FA LA FORZA.
E allora non abbiamo altra scelta. D’altronde non possiamo certamente sperare che Fedez, così come con Luis Sal, litighi con tutta l’industria discografica e cessi definitivamente questo processo che genera musica discutibile ad ogni estate.
In fondo mica è stato lui ad inventare i duetti.
La musica è ormai divenuta un riempitivo che serve ad evitare che l’ascoltatore cambi canale in attesa di un nuovo contenuto speakerato. Ecco perché i media preferiscono voci conosciute con brani magari discutibili, piuttosto che canzoni sconosciute ma di valore seppur proposte da artisti semi-sconosciuti o addirittura esordienti. Vista così dunque parrebbe evidente che una buona dose di colpa potreste avercela anche voi consumatori ….
“La mia non è critica generazionale.
Io non contrappongo a questa merda i grandi vecchi.
Io contrappongo il presente che non ci consentono di conoscere” (Enrico Silvestrin – Twitter)

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