“Mi hanno girato un video dove a uno di questi semidei contemporanei della rima “cantata” si stacca l’autotune per qualche secondo sul palco ed è stato come vedere Icaro calare a picco. Hai voglia a sbattere ali di cera…”.
Prendiamo spunto da questo tweet di @samuelebersani per disquisire sul seguente argomento:
“Ma per essere un artista di successo, è necessario essere intonati?”
Il tema è tornato alla ribalta dopo l’ennesima “stonatura” di @sferaebbasta lasciato “nudo” a Pescara senza l’ausilio del famigerato “autotune”. Il buon Samuele, per la verità senza citare l’artista, ha posto l’indice sull’imbarazzante scena con tweet inequivocabile”:
Ora, senza entrare in merito all’utilizzo o meno dell’autotune, la domanda sorge spontanea: “quanto conta l’intonazione per fare di un cantante un Artista di successo?”
Il tema è in realtà una vecchia questione. Se ne discuteva già per Bob Dylan e Neil Young e, qui da noi, per la voce cartavetrata di Lucio Battisti.
E se il canto “perfetto” non fosse così indispensabile? Di certo non lo è per tutti gli ascoltatori e appassionati, così come probabilmente è necessario solo per alcuni generi musicali. Se pensiamo all’universo dei cantautori, infatti, ci sono tanti esempi di grandi comunicatori con poca tecnica e non per questo meno efficaci o meno amati.
Non si può non considerare, poi, il fatto che molti cantanti, la cui voce non è certo limpida e spesso nemmeno tanto intonata, ottengano comunque un notevole successo: piacciono a prescindere. Allo stesso tempo altri, magari dotati di un canto tecnicamente ineccepibile, non “arrivano” e non conquistano nessuno.
Alla fine, credo che la risposta più semplice e azzeccata la diede proprio Lucio Battisti nello “Speciale per Voi 1969”. In un famoso battibecco, che vi invito a rivedere in questo link, a un giornalista che lo criticava per la voce imperfetta Battisti rispose: “Io non credo sia necessaria avere una bella voce, io penso sia necessario, in una maniera o nell’altra, comunicare qualcosa.”
E voi, cosa ne pensate?