Ultimo riempie lo Stadio Friuli!
Ed io, come diceva Tiziano Ferro, non me lo so spiegare.
Ho sentito “Il Senso del pericolo”, il nuovo tormentone di Rettore cantato con le vocali sospese proprio come Irama o come un Pinguino Tattico Nucleare qualsiasi.
Tutti ormai cantano così e non c’è nessuno che insegua uno stile interpretativo personale, che so come Carmen Consoli per esempio, la quale potrà piacere o non piacere, ma almeno la si riconosce al primo colpo.
Cosa immaginate sarebbe potuto accadere se dopo “My Generation” degli Who nel 1965 tutti si fossero messi a tartagliare come Roger Daltrey?
Ve la immaginate YESTERDAY cantata da McCartney con le vocali sospese o accelerate come Rkomi ed Elodie ne “La Coda Del Diavolo”?
E a proposito. Ho visto il video del nuovo singolo di Elodie prodotto appositamente per “frantumarci” le parti nobili per almeno un paio di mesi prima che esca il nuovo.
Che metti anche che azzecchi un “ho visto lei che bacia lui”, comunque dopo due mesi devi cambiare brano.
Ormai tutto è vortice, tutto è frenetico non solo al semaforo, ma anche in musica.
I tempi su cui creare si sono adeguati a quelli di uno scroll da telefonino sintonizzato su un social qualsiasi.
30 secondi, ovvero il tempo di uno spot pubblicitario, è la durata indicata dalle nuove generazioni per definire una nuova canzone.
Con buona pace del prog e di tutta quella roba degli anni 70 che ormai è lontana anni luce.
Più di vent’anni fa David Bowie dichiarò: “Io penso che in un certo senso abbiamo creato un nuovo tipo di persona. Noi abbiamo creato un bambino che sarà così esposto ai media che sarà perso per i suoi parenti all’età di 12 anni.”
E in effetti è andata proprio così. Ci siamo persi i figli acconsentendo di armarli di un fantastico melafonino già dalla terza media o forse anche prima, e di conseguenza anche la musica si è adeguata alle esigenze dei teen ager per i quali consumare musica è un fatto legato ad un atto gratuito e non più all’acquisto ed al godimento lento, quell’attimo paragonabile ad un preliminare d’amore, come il profumo emanato dalla apertura di una copertina di un vinile.
Generalmente nel prendere atto di una situazione come quella appena descritta, si corre il rischio di fare la parte del boomer piagnone, ma l’intento di questo post invece è quello di trovare insieme vie di fuga.
Quando ti capita di ascoltare una radio terribile, la prima cosa che ti viene da fare è di cambiare stazione.
Quando succede di sentire un brano terribile, viene naturale passare ad altro.
Quando accade di annoiarti davanti ad una serie od un programma tv, hai due opportunità: o ti addormenti sul divano o cerchi altro.
Ecco appunto, cerchiamo altro insieme: queste sono state le mie vie di fuga nel mese di maggio
- “Ripley” A parte Andrew Scott che non si discute, ma questa su Netflix è una grande serie d’autore.
- “La musica è un lampo”, il nuovo libro di @stefanosenardi è uno spaccato di storia ed aneddoti che costituisce un osservatorio privilegiato su quel che siamo stati e quel che saremo.
- RADIO SPORTIVA. Perché non ce la faccio più ad ascoltare una radio dove se ti va bene, ti capita di dover sottostare ad un sondaggio sul fatto se sia meglio il pandoro o il panettone coi canditi, asciugamano od accappatoio, boxer o mutande. E così mi sono scelto la mia radio sportiva. E ho scoperto sul sito di @astorri CHE RADIO SPORTIVA è la Radio locale più ascoltata tra le categorie “Commerciante/artigiano” e “Dirigente/quadro/funzionario”.
Quindi coincide direi.
Mentre mi appresto ad affrontare questo mercoledì, mi aspetto da voi suggerimenti su nuove potenziali “isole felici” o se preferite … piccole vie di fuga per riprendere ossigeno.