Promuovere la musica su Spotify, quando in un anno vengono caricate 14 milioni di canzoni.
La settimana scorsa ad aggiudicarsi il titolo di canzone più programmata nelle radio italiane è stata Breaking me di Topic & A7S. Al secondo posto Hypnotize di Purple Disco. Qualchecosachenonmiricordopiù.
La riflessione, l’avrete già capito, nasce spontanea. Sono tornato dalle vacanze e mi sono accorto che conosco molte cose sui vecchi gruppi punk, sulla disco degli anni 70, il soul della Motown, il grunge di Seattle, ma di quel che funziona oggi so veramente poco, quasi nulla.
Se voi mi chiedeste di cantarvi Breaking me io vi guarderei con lo stesso sguardo tipico di chi si ritrova forzatamente alla Ikea di sabato pomeriggio.
Insomma, lo confesso: sul nuovo che avanza a livello mediatico in ambito mainstream ne so veramente poco.
Spotify, che da tempo è il Vangelo, ha detto che nel 2019 sono stati aggiunti sulla piattaforma oltre 40mila brani al giorno per un totale di 14 milioni di canzoni in un anno. Ciò è dovuto a due motivi fondamentali:
- è diventato molto più facile creare musica e caricarla sulle piattaforme
- c’è una decisa e marcata disattenzione da parte del pubblico verso ciò che viene pubblicato ed io, che per altro faccio questo lavoro da un bel po’, ne sono una lampante testimonianza.
Quando ero ragazzino ricordo che lessi sulla mia rivista musicale del cuore, che i Clash sarebbero usciti di lì a quattro mesi con un nuovo monumentale album triplo e per tutto quel tempo salì in me un’attesa ed una tale eccitazione e non passava giorno che io non buttassi l’occhio alla vetrina del Disco D’Oro di Bologna per vedere se quel giorno fatidico fosse finalmente arrivato.
Tutto questo ora non è più possibile, ed anche in questo caso per due motivi:
- perché gli artisti sono diventati fedeli alla nuova legge di Spotify che vuole che si abbandoni il concetto romantico di album a favore di una pubblicazione sequenziale di singoli.
- perché come dice Dr. Dre: “I social hanno distrutto la mistica attesa del disco del proprio artista preferito”.
Le piattaforme di streaming legale hanno assunto un tale potere che l’inserimento in una playlist ufficiale oggi vale molto di più della programmazione dello stesso brano in un network radiofonico di rilevanza nazionale.
Ne consegue che l’arco temporale nella gestione promozionale di un album generalmente si attesta in un mese di lavoro, salvo casi eccezionali. Gli artisti più famosi ed anche quelli un po’ meno, ormai preferisco l’onnipresenza mediatica, escono con un singolo ogni 40 giorni e tutto questo crea un flusso continuo di musica che fa si che pure gente come me, che #viveconlamusica, non riesca a tenere il passo di tutte le release. Un po’ come uno spettacolo teatrale di Alessandro Bergonzoni insomma. Non fai a tempo a goderti una battuta che lui è talmente veloce ed incalzante, che già te ne sei perse altre due.