Quanti brani vengono caricati ogni giorno su Spotify? Cinquanta … centomila? Boh.
Quel che è certo è che la logica dell’ascolto che ha soverchiato il dato di vendita come termometro del successo, il vortice del breve come nuovo, la caduta del concetto romantico di album e la conseguente esplosione del genere hip hop, facilmente riproducibile senza tanti noiosissimi anni di studio al conservatorio, hanno dato vita ad una giungla all’interno della quale diventa sempre più improbabile distinguersi.
Un dato sul quale vi invito a riflettere è che il 90 per cento degli ascolti generati su spotify è riconducibile al solo 10 per cento degli artisti presenti sul mercato. Il dato diventa ancor più roboante se pensiamo che il 90 per cento degli artisti caricati su Spotify genera solo il dieci per cento degli ascolti sulla piattaforma stessa.
Questa assidua rincorsa all’incremento di followers di qualsiasi tipo e natura, oltre a risultare ininfluente a mio modo di vedere è anche assai controproducente, primo perché non è tanto importante quanti, ma quali followers vi stanno seguendo. E secondo perché è molto più rilevante il livello di engagement che riuscirete ad instaurare su 1000 followers rispetto all’acquisizione di 10mila followers assolutamente apatici ed inermi.
Molti artisti hanno capito che per vivere di musica potrebbe essere meno complicato coltivare un orticello di 1000 anime piuttosto che rincorrere platee ferragniane. In fondo, a pensarci bene, se io ho un seguito di mille anime attive, posso ragionevolmente credere che se sarò bravo a produrre contenuti mensili appetibili, ogni pecorella del mio piccolo ovile potrà elargirmi due euro mensili per le mie irrinunciabili chicche.
2 euro x 1000 followers = 2000 euro al mese
Buttali via, di questi tempi.
Ecco perché da tempo si è abbandonata la strategia dell’album, che esaurirebbe il suo percorso in un mese o poco più, ma si cavalca alla grande la logica dello zuccherino mese dopo mese, piccoli legnetti aggiunti ogni volta per tenere in vita il fuoco sacro della popolarità ed alimentare la comunicazione.
Quando era in attività, Serghej Bubka, pur sapendo di avere in canna la misura di sei metri nel salto con l’asta, ad ogni meeting di atletica leggera migliorava il record mondiale di un solo centimetro. Così facendo si intascò un tot di premi. Evidentemente se avesse subito sbrigato la pratica in una unica gara, avrebbe guadagnato molto meno.
Il concetto se ci pensate è abbastanza simile: io ho già 10 canzoni in canna, me te le ammollo una al mese per avere i tuoi due euro di contenuto esclusivo solo per te che sei il mio fan preferito.
Kevin Kelly, che il 4 marzo del 2008 pubblicò su Wired l’ormai arcinoto post premonitore intitolato “1000 True Fans”, sostiene che per arrivare ad avere 1000 veri fans disposti a gettarsi in mare per voi, basta acquisirne uno al giorno per tre anni.
Esiste un posto per i creativi tra la povertà e la fama mondiale? Forse sì, da qualche parte più in basso rispetto alla stratosfera della fama, ma più in alto dell’oscurità della coda lunga.