Adesso chiudete gli occhi un secondo. E’ il 1989 e non so chi abbia avuto la brillante idea di fare presentare il Festival di Sanremo a quattro figli d’arte: Rosita Celentano, Paola Dominguin, Danny Quinn e Gianmarco Tognazzi sono un disastro. La sala stampa è ricavata nel Teatro Ritz sotto all’Ariston. E’ poco più che uno scantinato e Fegiz ci fuma persino il sigaro là sotto.
Durante le prove sale sul palco un fonico a cantare tutte e tre le parti di Morandi, Tozzi e Ruggeri che non sono presenti. Lo ascolto e penso che canti meglio lui di tutti gli altri tre messi insieme. Infatti, qualche anno più tardi, mi diranno che quel fonico era Marco Masini.
Io mi approccio al mio primo festival col petto gonfio del “sotuttoio e voialtri nun siete gnnnnente”.
Faccio finta di conoscere tutti quanti, ma in realtà non conosco nessuno. Sembro Peter Sellers in Hollywood Party e ogni tanto alzo un braccio facendo finta di salutare qualcuno a caso, così, solo per darmi un tono.
Adesso riaprite gli occhi. Sono passati 30 anni e mentre immagino a come sarà il prossimo Festival, già penso a cosa mi servirà mettere in valigia.
Mio nonno mi diceva sempre: “Se hai paura di non ricordarti qualcosa, scrivilo e conservalo in tasca”, per questo ora mi ritrovo a fare la lista delle cose necessarie per sopravvivere sulla riviera di ponente per una settimana intera senza traumi.
Ecco la mia lista per Sanremo:
– Per prima cosa devo allenarmi davanti allo specchio ad avere sempre la faccia sorridente. Molti dicono che sembro sempre incazzato, altri sostengono io lo sia per davvero. Ora basta, metto in valigia un bel sorriso a 32 denti e portamento fiero. Mica sto cercando un posto in Forza Italia checccazzo, sto solo andando al Festival a rispondere alla classica domanda di chi non ti vede e non ti chiama da un anno almeno e cioé: “ciao, come stai?” …
– Ecco appunto, la domanda più frequente che ti rivolge gente che di te gli frega meno che una telefonata da un call center è: “ciaooooooooo come stai?” … Necessario portarsi dietro la risposta di default tipica da festival di Sanremo: “bene e tu?”. E morta lì.
– Quando sali all’ufficio dove ti rilasciano i pass e gli accrediti per il festival, nell’anticamera solitamente incontri personaggi con certe cravatte a fiori che sembrano pronti per il sequel di Narcos. Per un pass all-areas c’è gente che ucciderebbe anche la moglie. Io quest’anno mi sono attrezzato. Se per caso scopro che non hanno messo l’accesso in sala stampa nel mio pass, sono pronto ad una scena madre che se fosse ancora vivo il povero Mario Merola, mi assumerebbe per dare vita ad una versione ancora più drammatica de “O Zappatore”.
– L’anno scorso quando vidi uscire Gabbani con lo scimmione, durante le prove mi lasciai andare ad un “no dai, non può essere questo il nuovo che avanza”. E invece si. La storia ci ha detto che quello è stato il fenomeno dell’anno, Modena Park a parte. E quindi credo che quest’anno farò in modo di essere più accorto e di mettermi quanto meno la mano davanti alla bocca prima di sbadigliare.
– Nella classifica degli snob da Festival di sanremo, al terzo posto ci stanno quelli che dicono “dupalle”, al secondo quelli che li vedi al ristorante alle due di notte e ti chiedono “chi ha vinto? Che sai io stavo al cinema, freganncazzo a me del festival”. Al primo posto ci sta invece la categoria del giocatore incallito che si massacra al casinò di notte e poi ti aspetta il mattino dopo al bar per farsi offrire un cappuccino, con la scusa che ti deve parlare di lavoro. Nei confronti di tutte queste categorie devo mettere da parte lo spirito da emulazione, devo convincermi che il nuovo dei Cohen non posso vederlo al cinema durante il festival, in fondo a me del brivido della scommessa non me n’è mai fregato un cazzo. Se guardo questo circo da una certa prospettiva in fondo è pure divertente.
Dai che ce la faccio anche quest’anno.
Forse.