TRICARICO: “I social sono tossici e Sanremo fa schifo” (Adn Kronos – 26 ottobre 2023)
Tricarico mi è sempre stato super simpatico, ma dite un po’, anche voi la pensate così?
Tricarico alla Adn Kronos: “Tanti cantanti arrivano dall’oggi al domani: una volta per andare a Sanremo dovevi aver già fatto una gavetta, pubblicato degli album. Io i primi quindici anni non andai perché bisognava avere una chiara e conclamata carriera, mi pare con tre album all’attivo. Oggi è diventato un format: vai direttamente a fare quella trasmissione e magari l’anno dopo sei ospite. È una roba che non ci si crede. Mancanza di competenza e di merito”.
Dopo aver letto la riflessione “a voce alta” di Tricarico una osservazione si rende spontanea: “ma se nel leggere la lista dei partecipanti al Festival ci si domanda chi sia Mr Rain, per dire il primo che mi viene in mente, tutto ciò accade a causa di Amadeus, reo per alcuni di lasciarsi abbindolare dalle case discografiche, o è colpa nostra che non sappiamo che l’artista ha due milioni e duecentocinquantamila ascoltatori sul suo profilo Spotify?”
Insomma che vi piaccia o no, Spotify è la perfetta espressione della social media culture e la supera, mostrando l’infinita possibilità di worlwide connection tra persone, attraverso il linguaggio più immediato e trasversale esistente: la musica. Il rapporto di influenza nella community (in cui il medium ha un ruolo molto attivo) è sempre a due vie, sia in orizzontale (tra utenti, che si scambiano gusti e suggerimenti) che in verticale (tra utenti e piattaforma, che suggerisce di continuo nuovi brani con caratteristiche analoghe a quelli ascoltati).
L’elemento dominante in questa connessione si chiama EMOTIVITA’, e non potrebbe essere diversamente a proposito del suono, veicolo eletto per la trasmissione degli stati inconsci, insieme al colore.
La musica, tuttavia, sostituisce la talvolta fastidiosa sensazione di essere visti, con la soddisfazione di essere ascoltati.
Inoltre la portabilità di playlist e podcast sugli smartphone attraverso spotify, permette all’utente di essere accompagnato dalla musica che ama in ogni momento della giornata, creando e mantenendo un dialogo emotivo continuo con l’esperienza: al lavoro, in palestra, prima di addormentarsi il “proprio” suono ha piacevolmente sostituito il poco gradevole tappeto di rumori delle città. Non si tratta più di isolamento da walkman, il rifugio/feticcio musicale della Generazione X, visto che parliamo di un ascolto mediato da un’app social che per quanto tossica, come dice Tricarico, è ormai parte insostituibile del nostro quotidiano.
Per cui è vero, Sanremo fa schifo, ma se è vero che il Festival rappresenta lo specchio dei tempi, allora ci toccherà ammettere che forse è solo questo momento storico a fare veramente cagare.